Scheda tecnica – Allegato D –
BANCHE PUBBLICHE
L’Italia ha privatizzato totalmente il suo sistema bancario negli anni ‘90, al punto da risultare svantaggiata rispetto ad altri Stati membri dell’UE, in ogni ciclo economico, sia in crescita che in recessione, sia dal punto di vista dell’emissione monetaria e del controllo del credito (art. 47 Costituzione) che in quello della politica di aiuti di Stato.
Diversamente, paesi come Francia e Germania, ma non solo, si sono avvalsi ampiamente negli anni dell’articolo 345 del TFUE che recita che “i Trattati lasciano del tutto impregiudicato il regime di proprietà vigente negli Stati membri”: è sulla base di questo articolo che per decenni i governi francesi e tedeschi hanno mantenuto la proprietà statale in tanti asset strategici, comprese le banche.
Sebbene ci siano state molte polemiche attorno all’interpretazione restrittiva che la Corte europea di giustizia ha dato all’articolo negli anni passati, in questo momento dichiarato da tutti come “economia da guerra”, la Commissione europea ha sospeso il Patto di Stabilità e Crescita e la politica di aiuti di Stato, ciò significa che i vincoli di bilancio inseriti in Maastricht, e tutti i Trattati conseguenti ad esso (Fiscal Compact ecc.) non sono più vigenti, e che i governi possono riprendere tutto il margine di manovra della politica economica, ad esempio nazionalizzando gli asset strategici per metterli in sicurezza.
Francia
La CDP francese (Caisse Dépots et Consignations, CDC) è un’azienda pubblica a statuto speciale (établissement public à caractère spécial), che gode dell’immunità rispetto alle leggi sulle liquidazioni e i fallimenti (legge 25 gennaio 1985) ed è per legge sempre solvibile: una banca di interesse pubblico che segue le direttive politiche, garantita dallo Stato, governata dallo stesso attraverso il suo Consiglio di Sorveglianza dove siedono tutti membri provenienti dalle Camere, dal Consiglio di Stato, dalla Corte dei Conti, dal Governatore o chi per esso della Banque de France, dal DG Tesoro e da tre personalità nominate dai presidenti di Camera e Senato.
CDC, a sua volta controlla una banca pubblica di investimenti, la BpiFrance detenuta per l’altro 50% dallo Stato, che gode di uno statuto speciale, l’EPIC, [établissement public à caractère industriel et commercial] anch’esso garantito dallo Stato contro le normali regole di liquidazione e fallimento. Essa, non avendo la licenza bancaria, è più una compagnia finanziaria di investimento.
Dal 2004 in Francia è stata rifondata l’Agenzia nazionale delle Partecipazioni statali, l’APE, anch’essa a statuto speciale, regolarmente utilizzata per salvare aziende in difficoltà (ad es recentemente il gruppo Peugeot con l’esborso di 1.5 miliardi di euro) in barba alle normative Aiuti di Stato della Commissione europea. Il Gruppo Peugeot, grazie agli aiuti di Stato illegali della Francia, ha finito per acquistare l’eccellenza del lavoro dato dagli italiani in Fiat, con la fusione per incorporazione in Peugeot del gruppo FCA.
Infine, il Gruppo Postale francese, non quotato in Borsa, è controllato al 26% da CDC e al 73% dallo Stato francese: è completamente pubblico anche se, in mezzo a mille polemiche, il gruppo è stato trasformato nel 2010 in SpA.
Germania
La KfW, Kreditanstalt fur Wiederaufbau (Istituto di Credito per la ricostruzione), è una banca pubblica definita “financial corporation” (società finanziaria), presieduta dal Cancelliere tedesco e controllata per l’80% dallo Stato centrale e per il 20% dai Lander. Ha dichiarato che emetterà 1100 miliardi di crediti sia attraverso le garanzie dello Stato sia attraverso la raccolta, indipendentemente dall’UE. Come ogni altra istituzione finanziaria pubblica in Europa, può ricorrere alle erogazioni della BCE (art. 123 TFUE, 2° comma) a tassi molto agevolati, ed emettere obbligazioni sul mercato.
Come ha rilevato Vladimiro Giacché: “La KfW […] è una banca pubblica sul cui modello fu costruito il Mediocredito Centrale (MCC). Il KfW è esentato dai requisiti di capitale e dalle regole dell’Unione bancaria (CRR, CRD, BRRD, ecc), il MCC no. Ma preciso subito: la colpa è nostra. Nessuno lo ha mai chiesto, neppure nel maggio 2018, quando furono esentate 13 (tredici) banche tedesche di sviluppo regionale.” Inoltre il debito della KfW non si consolida con quello della Germania.
Infine, la Germania utilizza un suo sistema di contabilità nazionale, non avendo mai aderito completamente al sistema di contabilità europeo. Non contabilizza ad esempio i debiti delle Regioni nel calcolo del suo debito pubblico che passerebbe al 90% su PIL.
Italia
L’unica banca completamente controllata dal MEF, sia pur attraverso una società esterna al Tesoro, Invitalia SpA, è Medio Credito Centrale (MCC) che però contrariamente a una banca come Bpifrance in Francia, è una Società per Azioni per di più poco patrimonializzata. Non gode di alcuno statuto speciale, ed è costantemente attenzionata dalle agenzie di rating, che hanno iniziato una procedura per downgradarla non appena è stato annunciato il decreto per patrimonializzarla di appena 900 milioni per il caso Banca Popolare di Bari.
CDP, è in realtà come KWF una compagnia finanziaria che dovrebbe svolgere un ruolo per gli investimenti infrastrutturali, ed è controllata dalle Fondazioni bancarie (15%) con le azioni privilegiate da una parte e per il resto dal MEF e poi nel gruppo CDP ci sono partecipate quotate e altri fondi di investimento.
Gruppo Poste Italiane infine è una SpA quotata in Borsa. L’IRI, l’eccellenza italiana invidiata nel mondo, ha chiuso dopo una campagna internazionale e italiana denigratoria, nel 2004, l’anno in cui in Francia creavano la loro agenzia nazionale di partecipazioni statali (APE).
In questo particolare momento l’Italia può ricapitalizzare e trasformare MCC e CDP in banche di interesse nazionale garantite e controllate dallo Stato, può delistare Gruppo Poste Italiane Spa, per metterlo al riparo dalle speculazioni, può accordare la licenza bancaria a Bancoposta, e potenziare il circuito PostePay per renderlo idoneo ai pagamenti nazionali in caso di black out del sistema finanziario internazionale.
Un’attenzione particolare va accordata al ripristino delle golden share, o azioni privilegiate dello Stato, negli asset strategici, come in queste banche pubbliche, dove lo Stato deve recuperare pieno margine di operatività.